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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 73
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originale
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73 Ergo hoc auspicium divini quicquam habere potest, quod tam sit coactum et expressum? Quo antiquissumos augures non esse usos argomento est, quod decretum collegii vetus habemus omnem avem tripudium facere posse. Tum igitur esset auspicium, si modo esset ei liberum se ostendisse; tum avis illa videri posset interpres et satelles Iovis; nunc vero inclusa in cavea et fame enecta si in offam pultis invadit, et si aliquid ex eius ore cecidit, hoc tu auspicium aut hoc modo Romulum auspicari solitum putas?
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traduzione
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73 Pu? dunque aver qualcosa di divinatorio questo auspicio, cos? coatto e tratto a forza? Che i pi? antichi ?uguri non siano ricorsi a esso, lo dimostra il fatto che conserviamo tuttora un vecchio decreto del nostro collegio, secondo il quale da ogni uccello si pu? ottenere il "tripudio". Allora, s?, sarebbe un vero auspicio, a condizione che l'uccello fosse libero di mostrarsi; allora quell'uccello potrebbe sembrare un interprete e ministro di Giove; ora invece, chiuso in gabbia e stremato dalla fame, se si butta a divorare un pastone di farina, e se un pezzetto di cibo gli cade di bocca, credi che questo sia un auspicio o che in questo modo Romolo fosse solito trarre gli auspicii?
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